Ventisei voti. Sono quelli che hanno separato, all’ultima tornata elettorale isprese, la lista del sindaco Melissa De Santis da quella allora guidata da Rina di Spirito. Una sconfitta sul filo di lana che per la candidata, che oggi guida la civica Uniti per Ispra, ha rappresentato uno stimolo a lavorare nelle file dell’opposizione con un senso di responsabilità maggiore. «Aver ottenuto la fiducia di così tanti elettori è stato per me un grande incoraggiamento ma soprattutto la spinta a impegnarmi incessantemente per portare in consiglio le istanze dei cittadini che mi avevano dato il proprio voto».

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57 anni, sposata e mamma di tre figli, impiegata di banca, dirigente sindacale della FABI e impegnata nel mondo del volontariato e del sociale, Rina Di Spirito presenta un programma centrato sul dialogo tra amministrazione e cittadini e sul recupero del senso di comunità.

Di Spirito, come è maturata la scelta di candidarsi?
«Sono convinta che mai come in questo periodo sia necessario un nuovo modo di fare amministrazione. E nel corso della mia esperienza, nelle file dell’opposizione, credo di aver dimostrato ai cittadini che un’alternativa è possibile. Sono stati cinque anni intensi in cui ho potuto conoscere il funzionamento della macchina amministrativa e mi sono occupata di molti temi importanti: i disagi collegati ad AlpTransit, la chiusura della Condenser, le perplessità rispetto al progetto dell’ex camiceria. Le istanze che ho portato in consiglio sono state il risultato di un dialogo costante con gli ispresi frutto di una presenza vera sul territorio, tra la gente e di ascolto dei bisogni e delle necessità della comunità».

Non nega che avrebbe preferito una sfida “a due”…
«Sì, decisamente, credo che le possibilità di cambiare corso sarebbero state maggiori e mi dispiace profondamente che non si sia riusciti a trovare una sintesi. Ma questo non ha impedito di costruire una squadra altrettanto valida. Oggi ci presentiamo agli elettori con un gruppo di persone e di amici, dalle grandi competenze e che provengono da esperienze diverse e, che tra le altre cose, conoscono bene il territorio anche perché hanno ereditato dai propri padri la passione per la politica e lo stimolo a impegnarsi in prima persona».

Quali sono a suo avviso le priorità per il paese?
«L’esperienza che ho maturato con il volontariato e l’impegno in oratorio e in parrocchia mi ha permesso di avere un approccio agli altri basato sull’ascolto e sulla disponibilità. Oggi credo che il dialogo con il cittadino sia l’aspetto più importante, ciò che viene prima di tutto. Ritengo poi Ispra un luogo dalle altissime potenzialità dettate dalla bellezza del paesaggio ma anche dalla presenza di realtà economiche e istituzionali importanti come il Jrc, un valore oggi totalmente sottostimato. Nella nostra squadra abbiamo delle competenze specifiche proprio in ambito di valorizzazione delle risorse e di ciò che rende unico un territorio».

Che cosa ama di più di Ispra e che cosa invece vorrebbe cambiare?
«Senza dubbio la popolazione. Ispra è bellissima ma ciò che la rende unica è la sua comunità. Dalle persone più mature ai più giovani ai quali cerco di rivolgere la mia attenzione, grazie anche all’esperienza che ho maturato come volontaria e come mamma. Credo che per costruire il bene comune sia necessario partire dai più giovani, dare occasioni e opportunità, di lavoro, cultura ma anche e soprattutto di crescita personale. Penso che creare le condizioni affinché i nostri giovani crescano comprendendo l’importanza di una vita sana e positiva e dell’impegno a favore del bene comune sia oggi fondamentale. Cosa non mi piace? Vedere un’amministrazione che si è chiusa in se stessa e non ha ascoltato le istanze dei cittadini e dei commercianti su temi importanti».

A cosa si riferisce?
«A come è stata gestita la questione AlpTransit e la necessità di trovare una soluzione alla viabilità a fronte dell’incremento del traffico ferroviario e all’iter che ha portato alla realizzazione del progetto di riqualificazione della Leva per esempio».

Quali sono le vostre proposte per i territori periferici?
«Nella stesura del programma siamo partiti dalle situazioni più critiche che purtroppo, si protraggono da tempo. È necessario intervenire per migliorare i collegamenti e pianificare opere pubbliche che migliorino la viabilità. Da troppo si attende la realizzazione di una pista ciclopedonale che favorisca la mobilità dolce ma anche la sicurezza di pedoni e ciclisti. Ci sono inoltre le richieste delle famiglie che chiedono la creazione di spazi per i bambini, come aree giochi oltre a servizi orientati ai bisogni delle persone».

Qual è la prima cosa di cui vorrebbe occuparsi in caso di elezione?
«Ci sono tante problematiche che andrebbero affrontate: dai grandi progetti agli interventi ordinari come la manutenzione e il recupero dei sentieri e delle aree del lungolago oggi dimenticate. Ma come prima cosa vorrei impegnarmi per creare opportunità che diano ai più giovani la possibilità di rimanere sul territorio e sentirsi realizzato. Credo che un’amministrazione debba lavorare prima di tutto per offrire ai suoi cittadini una qualità della vita migliore, certo più sana in un contesto efficiente, ma anche più serena, con la persona al centro di una vera comunità».

di Maria Carla Cebrelli