Si entra nel 2019 e si fa più vicina la sfida delle elezioni amministrative 2019. Più vicina in particolare a Samarate, dove progetti amministrativi e manovre in vista del voto sono già ben avviate.
A che punto siamo? Non si può non partire dal centrodestra oggi al governo. La giunta post-Tarantino oggi vede rappresentata la Lega affiancata da Forza Italia e dalla componente civica, rappresentata da Vito Monti (che ha guidato la “fusione” tra due diverse civiche). A chi toccherà guidare la coalizione? La Lega oggi ha il vento in poppa e ha già speso il suo nome, l’assessore uscente Enrico Puricelli, rompendo gli indugi come del resto aveva sollecitato lo stesso ex sindaco Tarantino.
Forza Italia ha puntualizzato che prima si deve passare almeno da un tavolo di coalizione, dove confrontare eventuali altri nomi e il programma: i forzisti avrebbero un possibile candidato “naturale” in Alessandra Cariglino, l’attuale vicesindaco facente funzioni. Al tempo stesso gli azzurri devono scontare qualche addio: Albino Montani, già vicesindaco (passato al gruppo delle opposizioni), ma anche Marco Bonacina, il consigliere Maurizio Garofalo, il gruppo vicino a CL. Bonacina, Garofalo e altri puntano a una eventuale lista e questo potrebbe essere ostacolo all’accordo con Forza Italia. Il capitolo Samarate è stato portato anche nella riunione provinciale di Forza Italia , dove peraltro sono emerse anche altri attriti (sulla gestione dell’ente Provincia).
Il nuovo gruppo civico di Monti dovrà vedere il passo effettivo della nuova lista civica, che nasce dalla fusione di Alleanza per Samarate e di Progetto Comune, la “lista del sindaco” del 2014 che in realtà ha visto una emorragia verso le file leghiste. A completare lo schieramento di centrodestra ci sarà la lista di Fratelli d’Italia e ci sarebbe poi appunto l’idea di una nuova lista civico-politica, di cui si diceva prima.
Poi c’è l’area che lavora per il cambiamento, per superare cioè il centrodestra a trazione Lega. Che ha messo in cantiere per tempo, da fine novembre, un progetto che ha puntato ad aggregare da subito persone, senza tatticismi, dandosi nome (Cambiare si può a Samarate) e un candidato, Tiziano Zocchi. Certo dietro ci sono le forze consolidate dell’opposizione samaratese – Pd, civica Samarate Città Viva -, c’è la sinistra che fa capo a Pino Santangelo ma si sono accostate anche altre persone che vengono invece dall’area del centrodestra. Tra i primi promotori ci sono appunto anche l’ex vicesindaco Albino Montani e l’ex assessore leghista Simona Aspesi. L’assetto prevederebbe un totale di cinque liste a sostegno di Zocchi. Il lavoro preparatorio sul finire del 2018 ha già prodotto le linee guida e i gruppi di lavoro sul programma.
Fuori dal raggruppamento è invece “Alternativa per Samarate“, il gruppo di Domenico Aiello e Luigino Portalupi: si propongono come «sinistra di governo» estranea al Pd, interpreti della linea riformista che ha attraversato anche altre coalizioni. «Noi comunque ci saremo» ha annunciato già mesi fa Portalupi, mettendosi del novero di chi giocherà la partita del 2019. L’idea di un accordo con Cambiare si può e Zocchi è saltato a fine gennaio.
Infine, l’incognita a Cinque Stelle. Che a Samarate hanno presenza ormai consolidata, avendo un consigliere comunale da quattro anni, prima Stefano Provasio, poi Mariano Picone, espressione del 10% conquistato nel 2015. I due sono stati protagonisti di un animato confronto a dicembre, con retrogusto anche elettorale: Provasio ha citato un gran manovratore del M5S locale che «sarebbe un futuro nuovo assessore, in cambio della desistenza elettorale» a favore del centrodestra. Picone ha replicato dicendo che «nessuno del gruppo ha intenzione di stringere strane alleanze». Qualche contatto in effetti c’è stato, c’è chi ha immaginato una forma di desistenza che avvantaggerebbe il centrodestra. Il quotidiano La Prealpina ha invece indicato come possibili candidati Alessio Sozzi e Fortunato Costantino. L’annuncio potrebbe richiedere ancora tempo, in questo senso c’è anche il precedente di Gallarate nel 2016 dove la “riserva” era stata tolta (in negativo, in quel caso, causa due gruppi in competizione tra loro) solo a ridosso delle elezioni.