Un bel post su facebook, un video ben confezionato, un’immagine con sorriso rassicurante, uno slogan e una promessa. Si fa così, la campagna elettorale. Un po’ è così da sempre, lo è un po’ di più da dieci anni, da quando i social hanno cambiato alcune regole del gioco.
Un monologo, spesso, quello dei candidati. Per fortuna ci sono i dibattiti: occasioni di confronto diretto,faccia a faccia, ad armi pari.
Peccato che a Samarate non sarà così: nessun dibattito pubblico con tutti i candidati, nessuna possibilità di vederli sfidarsi, confrontarsi, polemizzare. Una vera anomalia, considerando che si parla di una cittadina di 16mila abitanti(non di un villaggio di montagna dove si fa fatica a mettere insieme una lista), con una grande offerta politica, ben cinque candidati sindaco sostenuti da un totale di quattordici liste.
Non che non si sia fatto il tentativo,di mettere intorno a un tavolo tutti i candidati sindaco. Ci ha provato un gruppo di giovani, inserendo il confronto tra candidati come ultimo incontro di un calendario avviato a inizio 2019. Peccato che alla finesolo due candidati su cinque – Tiziano Zocchi e Alessandra Cariglino– hanno accettato la sfida, confermando la presenza anche quando il confronto si è rivelato “monco”.
Alla serata hanno comunque partecipato un centinaio di persone, nel salone dell’oratorio. «Mi scusi, ma quali sono le motivazioni per cui non sono venuti?» hanno chiesto un paio di persone alla fine della serata, persone fuori dai giochi della politica e dalla polemica che già si era innescata nelle settimane passate. Chi non ha accettato l’invito – Domenico Aiello, Fortunato Costantino, Enrico Puricelli – ha portato di volta in volta motivazioni diverse.
Chi non ha aderito perché tra gli organizzatori c’erano due giovani candidati consiglieri in due liste (in barba alle garanzie di chi ha messo la sua professionalità come garanzia di imparzialità del confronto, cioè chi firma l’articolo e, indirettamente, la testata). Chi perché i confronti faccia a faccia non spostano voti, forse ne spostano meno degli aperitivi o delle passerelle di politici di livello superiore. Chi perché la data vedeva già altri impegni (in barba al fatto che, ancora l’8 aprile, fossero state proposte ben cinque date tra cui scegliere, nell’arco di nove giorni).
Fino a che, alla fine, si è arrivati al punto che quasi sono finiti sotto accusa i due candidati che hanno accettato, in un paradossale rovesciamento per cui si è dovuto giustificare chi era presente – non chi era assente – a un momento che è normale in qualsiasi campagna elettorale
Chissà, magari all’ultimo spunterà un confronto elettorale in extremis, nell’ultima settimana campagna elettorale: sarà tutto di guadagnato, per la democrazia locale. Altrimenti i samaratesi, pare, dovranno accontentarsi di post su facebook, aperitivi, visite mordi-e-fuggi di politici nazionali.
Con una avvertenza: i sindaci hanno una grande responsabilità individuale, “organo monocratico”, che può e deve essere talvolta chiamato a decidere in solitaria su su atti amministrativi e politici. Come ci ricordano i fatti di questi giorni (l’inchiesta sulle tangenti), dove si è visto anche un sindaco che ha deciso di alzarsi da un tavolo e andare a denunciare il malaffare ai carabinieri. Responsabilità enormi da affrontare e di cui rendere conto ai cittadini. Altro che un “semplice” dibattito elettorale.