Un’esperta di comunicazione ma anche un’appassionata di Yoga, due caratteriostiche che la stanno aiutando molto in questa campagna elettorale fagnanese. Maria Elena Catelli, candidata della lista Più Fagnano (appoggiata da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia), predica calma e sangue freddo anche per rintuzzare le critiche che stanno piovendo su uno dei partiti alleati della lista, ovvero Forza Italia uscita a pezzi dall’inchiesta Mensa dei Poveri.
«Il problema si è presentato girando per Fagnano. Qualcuno non ha mancato di far notare la presenza di Forza Italia nella nostra lista ma l’inchiesta non ha toccato gli esponenti del partito in città. Al nostro interno ci basiamo molto sulle persone. Al di là del simbolo conosciamo le persone in lista e posso dirmi serena e tranquilla»
La candidata sindaco racconta come è tornata nella sua Fagnano, dopo gli anni passati a Varese al fianco del sindaco Fontana: «Fino al 2016 lavoravo con Fontana poi ho preso una pausa dal giornalismo locale e dalla politica. Ho aperto un sito in Costa Azzurra, ho vissuto a Parigi da mia sorella per un periodo e da lì ho gestito un blog. Amo viaggiare e negli anni di Varese ho potuto farlo poco. Ci voleva, mi ha ridato forza. Nel 2017 ho ristrutturato uno spazio di mia proprietà all’interno di una corte stupenda e ci ho aperto un’associazione che pratica yoga che mi sta dando molte soddisfazioni»
Perchè ha deciso di mettersi in gioco per queste elezioni amministrative?
«Tutta colpa del governatore Attilio Fontana e di alcuni amici storici che mi hanno convinta a mettermi in gioco. Negli anni a Palazzo Estense, pur occupandomi di comunicazione, ho avuto una formazione vera e propria su come si amministra un comune. Mi relazionavo con tutti gli assessorati, con gli uffici e man mano che passavano gli anni ho avuto modo di capire dall’interno come funziona la macchina comunale».
C’è un punto del programma della lista che vi distinggue dagli altri?
«Certamente anche se potrebbe sembrare il meno appariscente. Puntiamo sulla quotidianità e sul decoro che a Fagnano manca in alcune zone. Vogliamo dare ai cittadini una maggiore cura del pubblico nei confronti del bisogni di tutti i giorni. Tutti, giunta e consiglieri, dovranno avere un occhio di riguardo per questo aspetto. I consiglieri avranno deleghe che serviranno a snellire il lavoro della giunta e allo stesso tempo a coinvolgere tutta la squadra nell’azione amministrativa».
Come intende realizzare i punti del programma?
«L’idea è quella di sfruttare al 100% le tante e spesso non utilizzate risorse messe a disposizione dalla Regione e dall’Europa. Vorrei formare personale per la partecipazione ai bandi: penso ad vero e proprio pool di dipendenti comunali che realizzi una corsia preferenziale e che faccia funzionare la catena dalla decisione alla partecipazione».
Il sogno nel cassetto che non ha messo nel programma?
«L’acquisto del Castellazzo, che ora è di un privato intenzionato a venderlo. È un luogo meraviglioso di Fagnano che vorrei acquistare per dare spazio alle tante associazioni fagnanesi. So che il prezzo di vendita è attorno agli 800 mila euro, un costo che le casse comunali possono sostenere ma che potrebbe portare molti benefici ai cittadini. Vorrei ribadire, inoltre, che nel momento in cui il candidato viene eletto diventa il sindaco di tutti. Se verrò eletta sindaco lavoreró per il paese senza fare distinzioni».
Ha già preparato la sua giunta?
«Ho un’idea di giunta, gli assessorati sono cinque e c’è comunque un equilibrio da rispettare con le forze che compongono la lista. L’assessore all’Urbanistica, però, lo sceglierò io insieme agli altri ma dovrà essere una persona di mia fiducia. Terró per me le deleghe al personale e parte della cultura».
Cosa deciderete sul progetto industriale che un grosso player della logistica intende realizzare tra Cassano e Fagnano?
«Credo che sia stato giusto da parte dell’amministrazione uscente, rimandare la discussione a dopo le elezioni. Il tema è certamente delicato e verrà affrontato al momento opportuno. Prima di prendere una decisione voglio avere tutte le carte in mano. Certamente c’è bisogno di lavoro ma va salvaguardato anche il verde».