Reduce da cinque anni impegnativi, Marco Cavallin – che si ricandida con la lista civica “Viviamo Induno Olona” – sta affrontando gli ultimi giorni di una campagna elettorale decisamente vivace, determinato a proseguire per un secondo mandato in cui portare a termine i progetti avviati e vedere compiuto il disegno della nuova Induno nata dal ritorno della ferrovia, croce e delizia del suo primo quinquennio da sindaco. Lo abbiamo incontrato per un ritratto a tutto tondo tra vita privata e impegno pubblico.
La vita
Nato a Varese 47 anni fa, dal papà Gino – arrivato in Valceresio dal Veneto negli anni ’60 insieme ai suoi otto fratelli – e da mamma Umbertina. Indunese da sempre, Marco Cavallin è sposato con Raffaella e ha due figli adolescenti, Cloe e Federico.
La scuola dell’obbligo a Induno, il diploma di geometra e poi a Milano per laurearsi in architettura: «Mi mancano pochi esami per laurearmi anche per ingegneria – dice – ma non so quando riuscirò a farli». Oltre la scuola, una vita comunitaria: l’Oratorio prima, poi l’impegno amministrativo poi. «C’è molta continuità, perché quegli anni in Oratorio hanno creato il sistema di valori della mia vita: la passione e l’impegno per gli altri, vedere l’altro come un patrimonio mio e di tutti, l’idea di comunità».
Gli hobby
«Il tempo libero lo passo in famiglia, mi piaceva giocare a pallacanestro e andare in mountain bike, adesso che ho un po’ meno il fisico vado in moto con mia moglie, e amo fare passeggiate per Induno e soprattutto in montagna, una grande passione dai tempi delle prime gite con l’oratorio, quando con i miei amici ci divertivamo a scalare le vette e poi a scendere di corsa a rotta di collo».
Capita che tolta la fascia tricolore, Cavallin allacci il grembiule e si metta si ai fornelli: «Mi piace molto, per le feste cucino io, mi rilassa». Infine una passione per la filosofia: «Pur avendo avuto una formazione tecnica sono affascinato dalla filosofia, e quando avrò tempo sogno di poterla studiare davvero».
La politica
«La passione per la comunità, che è la vera essenza della politica, è nata proprio ai tempi dell’Oratorio; poi Maria Angela Binchi, una persona di cui avevo grandissima stima, mi ha chiesto di impegnarmi in ambito civile e ho detto sì, scoprendo un grande spazio per vivere quei valori in un altro modo, ma sempre al servizio della comunità».
Vorrei fare il sindaco
«Fare il sindaco è impegnativo, ma ti mette a nudo. Ad altri livelli della politica puoi anche fingere, in un paese sei quello che sei, sei la tua storia, quello che hai fatto. E quello che ho fatto, che abbiamo fatto, è sotto gli occhi di tutti. In questi anni abbiamo creato basi solide su cui far crescere un paese più bello, funzionale, rispettoso delle persone e dell’ambiente, un paese che tenda sempre di più al bene comune. Mi piacerebbe continuare a lavorare per questo insieme alla bellissima squadra che mi affianca, persone che hanno davvero a cuore il nostro Induno Olona e i suoi cittadini».
Un sogno per Induno
«Penso che chi amministra debba avere una visione. Oltre a garantire l’ordinaria amministrazione, che deve funzionare al meglio, deve immaginarsi dove vuole portare il suo paese, cosa vuole che accada. In questi anni, prima con Maria Angela Bianchi, poi con la mia squadra, abbiamo immaginato Induno come un paese dove sia bello vivere, a tanti livelli: dai servizi per i cittadini alla possibilità di spostarsi a piedi e in bicicletta senza pericolo, con spazi urbani concepiti per dare bellezza e favorire la vita sociale. In questi cinque anni abbiamo costruito solide basi su cui sviluppare questa nuova Induno, i prossimi cinque anni ci permetteranno di vederla realizzata».
La foto
«Ho scelto una foto con la mia famiglia, perché credo nella famiglia come fondamento su cui costruire il servizio per gli altri»