Dario Moretti è il candidato sindaco della lista SìAmo Fagnano. Non è un volto nuovo della politica cittadina in quanto ha svolto il ruolo di consigliere comunale di opposizione negli ultimi 5 anni, con la lista Noi Fagnano. Laureato in scienze motorie, specialitá in kinesiologia applicata e in massoterapia, ha uno studio in centro a Fagnano con un socio dove pratica come osteopata e una palestra a Solbiate Olona con due socie.
Se Fagnano fosse un corpo umano, come giudicherebbe il suo stato di salute?
«Sarebbe un bel corpo con delle potenzialitá. Questo corpo è anche dolorante perchè ci sono parti inutilizzate che hanno bisogno di una terapia precisa. È un po’ che non si allena. Ci sono zone del paese che per mille motivi sono lasciate andare. Non solo per colpa di chi ha amministrato ma anche dei cittadini. Io amo Fagnano e mi interessa solo Fagnano. Ho sempre e solo fatto politica locale. Se vedo una carta per terra non me la prendo solo col comune che non pulisce ma anche col cittadino che l’ha buttata».
Come intende amministrare la sua città se diventerà sindaco?
«Non sono un “one man show”. La squadra è tutto e ragiono per insiemi. Il primo insieme è quello amministrativo: agli altri compagni di lista loro ho detto che non voglio individualismi o protagonismi. Ci dicono che siamo monolitici? Va benissimo. Qualsiasi decisione uscirà da questa lista sarà una decisione di tutti. Il secondo insieme sono i funzionari comunali con i quali vogliamo lavorare fianco a fianco per capire le esigenze e trovare soluzioni ai problemi. Associazioni, semplici cittadini devono solo fare il loro ruolo in maniera attiva. Ognuno fa il suo e l’amministrazione sarà sempre disponibile a fare la propria parte».
Un esempio?
«Il controllo di vicinato. Per noi è uno strumento utile ma non basta. Abbiamo creato questa frase: “Se ci si conosce ci si aiuta”. L’amministrazione deve martellare sul concetto di conoscersi e aiutarsi, creare una comunità vera di persone pronte a fare qualcosa per gli altri. La nostra idea è quella di passare dal semplice controllo di vicinato, al comitato di quartiere. Il clima di paura diffusa porta a chiudersi nel proprio cerchio. Noi andiamo nella direzione opposta. Conosciamoci e scopriamo che possiamo fare qualcosa l’uno per l’altro. Tornando alla metafora del corpo umano, non possiamo lavorare solo sui sintomi del dolore».
Cosa vi differenzia dalle altre liste?
«Ciò che ci differenzia dagli altri è l’allenamento. Noi siamo molto allenati. Gareggeremo (e quindi amministreremo) al massimo delle prestazioni. Quello che gli altri non hanno è la nostra preparazione e la varietà presente nel gruppo».