Era una riunione “privata”, dedicata a componenti del consiglio, e rappresentanti di categoria, di Uniascom – Confcommercio Varese, il confronto elettorale che si è tenuto nella sede di Ascom Varese, in via Valle Venosta, nella sala convegni dedicata a Monti.

Protagonisti Isabella Tovaglieri, vicesindaco di Busto Arsizio candidata della Lega, Paola Macchi, di Gallarate, candidata del Moviimento Cinque stelle e già consigliere Regionale, Daniela Santanchè candidata di Fratelli d’Italia, Roberta Paparatto, consigliera comunale legnanese, candidata di Forza Italia e Samuele Astuti, rappresentante del Pd in mancanza del candidato, che ha dovuto dare forfait all’ultimo momento. [lefoto id=739302]

In un incontro a ritmo serrato – avevano ciascuno 3 minuti per ogni risposta – i candidati hanno risposto alle domande poste dai 5 presidenti territoriali di Varese, Busto, Gallarate, Luino e Saronno: gli argomenti trattati sono stati Pedemontana, aiuto al commercio tradizionale e la webtax, Malpensa, rapporti con la Svizzera e utilizzo dei bandi europei. [lefoto id=739304]

PRIMA DOMANDA: LA PEDEMONTANA

La prima domanda è stata appannaggio del presidente Uniascom Varese, Giorgio Angelucci che ha chiesto lumi sulla Pedemontana, da lui definita “la grande occasione incompiuta”

Samuele Astuti ricorda di averla “vissuta sulla sua pelle”. «E’ stata pensata male, ma va assolutamente completata e deve arrivare fino a Brescia. Mi permetto di ricordare che il problema non è solo la Pedemontana in provincia, ma anche altre infrastrutture stradali: se il sud è ben coperto, il nord è del tutto scoperto». Isabella Tovaglieri ha ribadito invece che « Pedemontana è stata al centro delle attenzioni della lega con ben due Governatori. L’incremento di traffico nell’ultimo anno è stato del 13, 8 per cento, segno che già così è una infrastruttura utile e necessaria. Ma è importante portarla a conclusione: Essere collegati significa essere attrattivi, essere attrattivi vuol dire essere competitivi. Un discorso che non vale solo per Pedemontana, ma anche per la Tav. si può discutere sucome farla e utilizzarla, ma la Tav in sè per me non è in discussione». Paola Macchi ha però ricordato che «In un momento in cui tutto il mondo si muove a favore dell’ambiente, dobbiamo fare in modo di favorirele infrastrutture che non utilizzino fonti fossili. Cominciamo a quindi a potenziare le infrastrutture che le evitano, come i treni e i mezzi pubblici. E evitiamo opere come la BreBemi, è costosissima ed è pure poco utilizzata».

A quest’ultima affermazione Daniela Santanchèha risposto direttamente: «Io la Brebemi la faccio sempre, benedetta la Brebemi. La verità è che le infrastrutture sono un problema enorme per la nostra nazione e vanno risolti. La Pedemontana in particolare è un’opera strategica, non solo per il varesotto: anche per la Brianza, per la bergamasca. Deve arrivare a compimento, come peraltro tante altre opere».

Un discorso, nella sua ultima parte condiviso da Roberta Paparatto, che ha ribadito comePedemontana sia «Un’opera strategica, che deve proseguire».

SECONDA DOMANDA: LA WEB TAX E I NEGOZI TRADIZIONALI

Per la seconda domanda è stato protagonista il presidente di Ascom Busto Arsizio Rudy Collini, che ha spiegato come: «Gran parte delle attività commerciali sono di tipo tradizionale, che hanno un valore economico ma anche sociale» e come «Uno dei punti più importanti del manifesto di Confcommercio è una webtax per le multinazionali dell’online, che mettono in discussione la reale concorrenza» Chidendo infine: «Cosa pensate di proporre per preservare il patrimonio dei negozi tradizionali?»

Per prima ha risposto Isabella Tovaglieri: «Sono d’accordo con l’importanza di preservare i negozi tradizionali, ma per tutelare le imprese ci vuole molto di più che una webtax: ci vuole una rigenerazione urbana di qualità, che aiuti chi fa commercio nei centri città o i piccoli centri, per stimolare gli operatori a tornare a crederci. Fondamentali, a questo proposito, sburocratizzazione e detassazione».

Paola Macchi ha cominciato con l’elencare quello che è stato fatto in Italia, da questo governo, per tutelare il commercio tradizionale: «Penso al taglio dell’Ires, alla deducibilità dell’imu, alle misure per l’edilizia e ai piani per le zone economiche speciali. La prima cosa da fare in Europa è invece far pagare le tasse alle multinazionali non dove risiedono, ma dove fanno commercio, evitando i paradisi fiscali europei».

Daniela Santanchè ha risposto citando quali sono secondo lei, i “commercianti di serie A” per i governi: «Qui c’è una burocrazia stringente per gli italiani, mentre per gli stranieri, negozianti di serie A, possono toccare con le mani il prosciutto e tenere i bambini sotto la cassa. In questo paese c’è una concorrenza sleale che favorisce gli stranieri, che non sono controllati. Senza contare che i kebabbari non aiutano il turismo ma ghettizzano le nostre città».

Per la rappresentante di Forza Italia Roberta Paparatto la chiave di volta possono essere i bandi: «Da Horizon 2020 in poi è necessario avere conoscenza dei bandi che possono aiutare anche il commercio. Per conto nostro, noi spingeremo per la tutela del made in Italy e delle produzioni agricole»

Per Samuele Astuti invece: «Il problema non sta nel commerciante cinese o italiano ma tra chi fa il furbo e chi è onesto. il Pd ha stanziato 5 miliardi nel settenato per mantenere il commercio vivo nelle zone piu difficili: poter utilizzare queste risorse è importante per la comunità. Anch’io inoltre sono d’accordo a tassare in Italia il commercio on line: si tratta di capire cosa fare dei fondi, che potrebbero essere utilizzati per la formazione continua non solo dei lavoratori ma anche degli imprenditori del commercio».

TERZA DOMANDA: MALPENSA

Il presidente di Ascom Gallarate Renato Chiodi ha posto una domanda di grande importanza per il suo territorio, quella che riguarda quella che lui stesso ha definito «Una potenzialità inespressa: Malpensa».

Isabella Tovaglieri ricorda le capacita di risollevarsi dell’Hub, segno della sua grande potenzialità: «dopo la partenza di Alitalia, Malpensa ha dovuto ripartire da zero. ce l’ha fatta, i numeri sono stati con lei. Ma è stato difficile».

Paola Macchi ricorda invece che: «Oltre all’aeroporto, va tenuto presente che stiamo massacrando il territorio intorno a Malpensa – Ha sottolineato Paola Macchi – Uno studio del politecnico di Milano ha, per esempio, dato parere negativo alla tratta T2-Gallarate. Creiamo un sistema di shuttle elettrici e non massacriamo ulteriormente la brughiera: anche perchè tra poco saranno trasferiti i voli da Linate a Malpensa e non è stato previsto niente»

La risposta di Daniela Santanchè è stata veloce e lapidaria: «Malpensa deve crescere. E’ l’unica parola d’ordine da usare. E, per farlo, ci vogliono finanziamenti ad hoc».

Roberta Paparato conferma la definizione del presidente di Ascom Gallarate: «E una grande opportunità inespressa. Su cui si potrebbe investire: ci sono soldi dal comitato interministeriale programmazione economica. Ma non va vista come realtà a sè tante, e bisogna anche valorizzare quello che le sta attorno, come le altre infrastrutture e il territorio»

Per Samuele Astuti, infine: «Troppo spesso non siamo stati chiari nel dire se Malpensa era una risorsa o un problema, e per troppo tempo è stato pensata come un problema. Quel luogo ha bisogno piu che di un masterplan di un piano d’area: c’è bisogno infatti di sinergia perchè quell’area possa crescere. Un altro problema gigantesco è la 336, che ha ogni anno circa 200 incidenti gravi: è un’area che non è assolutamente bilanciata rispetto al carico che deve sopportare, e per i prossimi tre mesi sarà peggio. Però ampliamenti della 336 sono impossibili. L’unico tratto possibile è quello tra Cardano al Campo e Terminal 1, dove ci starebbe anche, a fianco, una ciclpoedonale. L’altro è il prolungamento dell’asse di pedemontana, che faceva parte del progetto iniziale di quella strada. Un potenziamento che costa, e per il quale bisogna spendere energie, ma molto utile».

QUARTA DOMANDA: FRONTALIERI

Franco Vitella, presidente di Ascom Luino pone la quarta domanda: «Raggiungere Luino è un atto di coraggio, ma prima che il lato turistico il problema è stato dato dal depauperamenteo dell’industria locale. La vicina Svizzera potrebbe essere un’opportunità, ma al momento è un grosso problema. Una soluzione potrebbe essere la Zes, cosa ne pensate?»

Per Daniela Santanchè: «Il governo è stato troppo timido, ha accettato comportamenti di tipo discriminatorio, nei nostri confronti. Ha accettato richieste surreali dal Canton Ticino, mentre avrebbero dovuto ricordar loro che Schengen prevede la libera circolazione. Mentre le zone economiche speciali sono una questione di livello nazionale, territori che hanno bisogno di leggi ad hoc».

«La Regione Lombardia ha attuato progetti come la carta sconto benzina – ha commentato Roberta Paparatto – un progetto incentivante sa cui bisognerebbe trarre spunto. La via può essere la fiscalità agevolata, attraverso un maggior ricorso all’autonomia fiscale».

«Quando si parla di frontalieri si pensa troppo spesso solo al salvadanaio che hanno sulla testa: i frontalieri di Malnate, per esempio, portano nelle casse del comune un milione di euro. La verità è che invece degli accordi bilaterali fatti tra singoli Stati, che hanno visto l’Italia in difficoltà, la trattativa dovrebbe essere fatta con l’Unione Europea – ha commentato Samuele Astuti – Per quello che riguarda il tema della Zes se ne parla da 10 anni, sono passati governi di ogni colore, e non è successo ancora niente. Mi sa che non avrà le gambe per camminare….».

Anche Paola Macchi torna sul tema della Zes: «Non sarebbe risolutiva. Una zes da 20 chilometri sposta solo un problema piu in là. Bisognerebbe invece lasciare in quelle zone i servizi; in una zona con una potenzialità turistica enorme non è possibile avere un impoverimento dei servizi».

QUINTA DOMANDA: I BANDI EUROPEI

Il presidente di Ascom Saronno Bruno Guffanti conclude con una domanda sui bandi europei: «Parliamo di bandi per lo sviluppo urbano e del commercio e di finanziamenti per le piccole imprese: nella Ue ce ne sono tanti ma spesso non si arriva a conoscenza. Cosa farete per permettere di sfruttare meglio i nostri contributi?»

Roberta Paparatto comincia ammettendo: «I bandi europei sono una boccata d’aria, spesso però non abbiamo le opportunità di conoscerli. Bisogna combattere affinchè non ci sia dispersione di fondi».

«Non è vero che noi italiani non siamo capaci di portare a casa i fondi. siamo abbastanza bravi per certi bandi, molto meno nei fondi strutturali – conclude Samuele Astuti – Su Horizon 2020 abbiamo portato come centro di ricerca 2milioni su Horizon 2020 e altrettanti da Interreg. Ma facciamo fatica a trovare figure professionali specializzate che aiutino a raccoglierli, e così si approfitta poco e si presentano progetti poco “disegnati” sulle esigenze europee. Infine, troppo spesso siamo distratti o assenti durante il dibattito parlamentare, con il risultato per esempio che Francia e Germania sono riusciti a “stornare” gran parte dei 100milioni che la UE destina alle imprese alle grandi e medie aziende, di cui loro sono pieni, e le piccole sono state più penalizzate».