Andrea Zanotti ci riprova e si candida alla guida del paese di cui è sindaco da 5 anni, dopo essere stato primo cittadino già dal 2004 al 2009.
Quarantasei anni, avvocato, sposato e padre di un figlio che frequenta la prima media, ama camminare, leggere e la fotografia. Un vizio? Il sigaro.
Lo appoggia la lista “La Civica”, stesso nome di cinque anni fa, ma composizione leggermente diversa con 6 new entry tra i candidati consiglieri e 6 conferme: «La mia è una lista civica – spiega Zanotti -, può essere retorico anche visto il momento, ma non possiamo dire che siamo tutti uguali. Io mi sono seduto con le persone, non mi sono seduto con le segreterie provinciali dei partiti. Pur non essendo iscritto a nessun partito li rispetto, ma in un Comune di 4 mila abitanti come il nostro le cose si decidono in giunta e in consiglio comunale, non a Varese o Gallarate. Mi fa sorridere che qualcuno si permetta di definire attaccati alla cadrega uomini e donne che sono con me, vedendo cosa hanno fatti altri. Il tempo è sempre galantuomo: cinque anni fa mi accusavano, ma sono altri quelli che hanno fatto salti carpiati».
Di questi cinque anni cosa Le resta, da uomo e da sindaco?
«È stata una lunga maratona. Ma è stata anche un’esperienza umana ineguagliabile. Il sindaco entra in contatto con il bello e il brutto delle persone, ma se lo si fa con lo spirito di servizio non è un peso. Ci sono tanti modi per mettersi a disposizione, io per primo ho fatto del volontariato, l’educatore in oratorio, con le Gev sono stato in Piemonte per l’alluvione del ’96, ma farlo all’interno della cosa pubblica è diverso. Ci sono responsabilità e ci vuole professionalità: per questo apprezzo i giovani in lista con me, perché hanno questo spirito, così come i meno giovani che hanno voglia di imparare e mettersi al servizio del paese. Da sindaco rimane il rammarico di sapere di aver fatto parecchio, ma allo stesso tempo aver avuto scarsa capacità di raccontarlo. Certo, si poteva fare di più e meglio, come sempre. Alcune cose sono difficili da spiegare, la quotidianità di avere gli uffici decimati non si può raccontare, però abbiamo la consapevolezza di aver lavorato, di non essere stati con le mani in mano. Le manutenzioni sono la pietra dello scandalo, ci accusano di averle trascurate, ma abbiamo speso (facendo le gare necessarie) 1,2 milioni di euro, finanziati senza mutui con la sola spesa corrente. Non è una exusatio non petita, ma siamo partiti da zero quando siamo arrivati nel 2014: di programmato c’era solo il solo progetto del rifacimento degli uffici, che abbiamo terminato da poche settimane, anche se non piace a qualcuno dell’altra lista».
Quali sono i punti di forza dell’amministrazione che sta per finire?
«Abbiamo rispettato il programma, con un occhio attento per i cittadini, i più bisognosi soprattutto: magari con poca immagine, ma sostanza sì. C’è l’orgoglio di essere riusciti a progettare delle cose, opere richieste da anni e soprattutto utili (il parco a Morosolo, il marciapiedi di via Mazzini, tassello di un sistema più ampio che unisce vari punti delle vie verdi del nostro paese). Nel 2009 avevamo lasciato un atto di indirizzo per la sistemazione dei cimiteri, l’amministrazione Maroni/Anesa lo ha lasciato lì e noi lo abbiamo ripreso in mano e ora c’è progetto di ampliamento con il Giardino della Memoria. Negli anni abbiamo avuto il merito di sfruttare le finestre di finanziamento: nel 2014 Villa Valerio è stata ristrutturata grazie ad un fondo straordinario. Qualche volta non ci è andata bene (come per le telecamere), altre sì come per la convenzione con Varese per la polizia locale o l’ultima di via Sant’Agostino: abbiamo sfruttato i fondi messi a disposizione dalla Finanziaria, 40 mila euro per lavori che dovevano iniziare entro il 15 maggio. Ci siamo arrivati in tempo, i lavori sono iniziati e termineranno il 6 giugno».
Come immagina la Casciago del futuro?
«In questi anni siamo entrati in tutti i tavoli provinciali e regionali in cui ci fossero prospettive di sviluppo del territorio: lago, Campo dei Fiori ecc…Pur mantenendo un’attenzione particolare per le aziende, con tasse che sono state ridotte o agevolate, in futuro sappiamo che il nostro territorio non potrà essere più quello di una volta. Si deve puntare su turismo, ambiente, attrattività, ecologia: con uno strumento urbanistico adatto a disegnare il futuro. Se vinciamo, siamo pronti, basta innestare la marcia e partiamo: ci sono progetti che devono solo essere avviati, dal piano asfalti fino ai punti toccati prima. Io sono il sindaco pro tempore e rappresento tutti i cittadini di Casciago. Ho gestito la cosa pubblica con etica e nell’interesse di tutti, fino al 27 maggio alla 12 vado avanti a lavorare. Se vincerà qualcun altro deciderà cosa fare, se azzererà quanto fatto si prenderà le responsabilità di quelle decisioni».
Nel programma de “La Civica” quali sono i punti cardine? Perchè i casciaghesi dovrebbero rivoltarla?
«Io penso ci debbano votare per il nostro programma, nella sua interezza. Le parti del programma sono pensate per ogni cittadino, associazione, realtà. Non siamo solo apparenza, abbiamo fatto delle scelte. Faccio un esempio: la chiesa di San Giovanni è importante ed è uno dei miei sogni sistemarla, perchè lì c’è la Casciago del passato e quella del futuro; ma se devo scegliere tra un sogno e una cosa necessaria per i miei concittadini, come una caldaia da cambiare in una scuola scuola, ho scelto, scelgo e sceglierò sempre quella utile».
LA CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE