«Taino è il mio paese, non lo cambierei per nulla al mondo, persino quando vado in vacanza, dopo pochi giorni, ne sento già la mancanza». È un affetto profondo quello che Gianluigi Bielli, in passato sindaco per dieci anni e assessore per cinque, nutre per il proprio comune. Alle elezioni di domenica guiderà la lista Taino Futuro e Tradizione, puntando sull’esperienza e sulle opere portate a termine durante i suoi mandati. Come il Centro Bielli, la struttura polivalente inaugurata dieci anni fa e dove ci ha ricevuto.

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Come nasce la scelta di tornare in politica? 
«Nasce da una proposta che mi è stata fatta dalla squadra che oggi mi sostiene. Mi piace parlare di squadra perché credo che oggi amministrare sia soprattutto un lavoro di insieme e noi siamo un gruppo vero dove ognuno ha la forza, lo spirito e le competenze per portare valore e aiutare gli altri. La decisione di accettare la candidatura è maturata quando ho incontrato queste persone e ho capito che c’erano le condizioni per continuare a fare qualcosa di utile per il paese: mi hanno trasmesso una grande motivazione e molto entusiasmo».

Come vede Taino oggi?
«Taino è il paese dove sono nato e dove si è svolta tutta la mia vita. Un luogo che amo e che conosco come le mie tasche, sia per le sue peculiarità che per le problematiche. L’esperienza di amministratore, nel modo in cui l’ho intesa, vale a dire con totale dedizione, mi ha portato ad avere una grande consapevolezza delle esigenze dei cittadini e degli interventi necessari. Non sono soddisfatto di come è stato gestito negli ultimi anni il Comune. Trovo che abbia perso molto, sia in termini di servizi che di senso di comunità. E questo mi ha dato una motivazione ulteriore per tornare a occuparmi in prima persona del bene comune».

Quali sono a suo avviso le priorità?
«Un comune deve garantire in primo luogo i servizi al cittadino, il resto è importante ma prima di tutto conta l’efficienza. Chi ha avuto modo di conoscermi sa che sono sempre stato molto attento agli interventi sulle infrastrutture: dall’ottimizzazione della rete fognaria e dell’acquedotto, al decoro urbano, dalla messa in sicurezza dei corsi d’acqua, come il torrente Vepra che ora è nuovamente abbandonato alla manutenzione delle strade. Credo che la qualità della vita dei cittadini sia l’obiettivo primario: vorrei che Taino tornasse al suo splendore, diventando un luogo dove è gradevole vivere, con occasioni di incontro e socialità e anche un senso di sicurezza maggiore».

Tra i punti inseriti nel programma elettorale c’è anche la questione dell’area ex Montedison, meglio conosciuta come la Polveriera. Che cosa rappresenta per voi quel luogo?
«È un’area molto importante per dimensioni – più di seicentomila metri quadrati – e per l’importanza che in passato ha rivestito per questo territorio. La Polveriera è parte della storia di Taino, del suo sviluppo economico e delle famiglie tainesi: è stata fonte di lavoro per molti ed è legata alla memoria della gente per i morti sul lavoro che ci sono stati e ben venga un museo dedicato. Quella di acquistarla, l’ho ribadito più volte, è stata una scelta di convenienza economica in un ottica di investimento orientate al futuro. Ad oggi però quell’area è ancora dismessa e manca una vera progettualità. Siamo convinti che lo sviluppo di Taino potrà avere dal recupero dell’area della Polveriera un importante contributo. Bisognerà impegnarsi per trovare la soluzione giusta per dare i giusti benefici alla popolazione. Non è un problema semplice, il suo recupero richiede notevoli investimenti. Ci sono delle manifestazioni di interesse da parte di operatori economici che andranno analizzate e valutate attentamente cercandone al contempo delle altre. Noi ci impegniamo sin d’ora perché qualsiasi proposta venga avanzata, qualsiasi soluzione individuata, venga gestita con la massima trasparenza e con l’adeguato coinvolgimento della comunità».

Che cosa le piace di più del suo paese?
«Tutto, per me è il luogo più bello d’Italia con il suo panorama incredibile e le ricchezze paesaggistiche. Ho ereditato la passione per la politica da mio padre, lo zio e mio nonno che mi hanno trasmesso il senso di responsabilità e il valore di occuparsi della comunità, ma alla base di tutto c’è il profondo legame che provo per questo territorio e per i suoi abitanti. Appena ne ho la possibilità vado a passeggiare nei boschi con il mio cane. È uno dei passatempi che mi fa stare meglio, a volte ci si dimentica di quanto siamo fortunati a vivere qui».

 

di Maria Carla Cebrelli