Vive a Milano ma la sua vita professionale si è intrecciata profondamente con le vicende varesine perché Mariangela Danzì, oggi candidata capolista con il Movimento 5 Stelle, fino a gennaio è stata segretaria generale della Provincia di Varese fino alla sostituzione decisa dal neo presidente Emanuele Antonelli.

«Devo dire che mi è dispiaciuto molto e credo sia stato lo stesso per i tanti consiglieri con i quali ho lavorato, compresi quelli dell’attuale maggioranza che mi hanno mandato attestati di stima che ho molto apprezzato. Del resto è stata una scelta di Antonelli quella di cambiare».

Come è successo che dal suo incarico nella Provincia di Varese sia stata scelta dal M5s come candidata capolista?

«Innanzitutto, mi lasci dire che sono fiera di quello che ho lasciato a Varese: ho riallacciato un rapporto con le forze sindacali che ha portato i primi risultati, abbiamo concluso un bilancio che ha evitato il dissesto dell’ente e tutto in ordine, certo con molte cose da completare»

Ed è per questo che Di Maio l’ha scelta?

«No è andata così. Quando si è concluso il mio incarico in Provincia ho fatto girare il mio curriculum per fare la segreteria in enti pubblici e il mio profilo è arrivato proprio nel momento in cui il Movimento 5 Stelle aveva deciso di selezionare 5 candidate capolista che avessero un profilo tecnico e di grande esperienza. A quanto pare io sono stata valutata per questo».

Ma non aveva mai avuto rapporti con il Movimento?

«Avevo incontrato Di Maio a Brindisi dove aveva avuto modo di apprezzare il mio lavoro come sub-commissario prefettizio di quella città. Mi ero occupata in particolare della gestione dei rifiuti in una realtà che era completamente allo sfascio e siamo riusciti ad avviare la raccolta porta a porta facendo salire la raccolta differenziata dal 12% al 35%. Il vicepresidente ne fu davvero stupito».

Con quali obiettivi vuole andare al Parlamento Europeo?

«Io mi impegnerò per un’Europa con meno austerità e più attenzione per i cittadini e i territori, che investa nella prevenzione, nell’efficientamento energetico e in un piano per il trasporto pubblico. Ma c’è anche una cosa sulla quale mi voglio impegnare e che a Varese i cittadini hanno conosciuto bene con le ultime inchieste: l’eliminazione di tutti gli incarichi fiduciari. Chi vuole ambire a posizioni pubbliche deve passare da una commissione indipendente che ne valuti il profilo. Il mio slogan è rompiamo il rapporto tra affari, politica e dirigenti pubblici».

È più tornata a Varese dopo la fine del suo incarico?

«Certo, da Milano vengo spesso a messa all’eremo di santa Caterina. Tra l’altro quello è stato un luogo chiave del mio impegno in provincia avendo contribuito a risolvere la questione dell’allontanamento dell’associazione degli oblati».